mercoledì 4 novembre 2015

UK vs Italy Cucine a confronto.

Vivo in una cittadina a nord della Scozia che si chiama Crieff, all'interno di un hotel dove lavoro come commis di pasticceria in uno dei diversi ristoranti della struttura, il Meikle. La mia chef si chiama Nikki ed ha 35 anni, e lavoro insieme ad Annake che ne ha 28, e Beth che ne ha 21, e ruotiamo su tre turni: 7-16, 9-18, 12-22. La pasticceria ha due reparti, uno al piano di sotto, dove si fanno tutte le preparazioni, ed uno al piano di sopra, dove prepariamo i dessert al piatto durante il servizio. La cucina è molto grande e ci sono un sacco di ragazzi giovani che lavorano e sono allegri e simpatici. Non posso fare a meno di pensare a casa mia, a ragazzi di vent'anni  come loro che però devono fare gli schiavi in cambio di arroganza e quattro lire, in onore dell'insegnamento. La prima sera di servizio Nikki ha messo tutti i piatti in esposizione sul pass, in modo che potessi vederli durante il servizio, ovviamente spiegandomeli prima. Il giorno dopo non è stato necessario dovermi spiegare nulla, perchè era stata abbastanza esaudiente. Ricordo ancora con amarezza la mia ultima esperienza in Italia dove nessuno ha avuto il tempo ne la voglia di spiegarmi nemmeno un piatto di quelli che dovevo fare, dovevo capire rubando ad un collega fulmineo che si prendeva gioco di me lasciandomi sola, salvo poi rinfacciarmi che ancora non avevo imparato. Ricette sbagliate e pezzi di piccola pasticceria trovati rotti in frigo, lamentele sul pass e critiche personali sul mio stato di salute mentale. Qualsiasi tipo di malessere era dipeso dal sesso. Sei triste? E' perchè non hai scopato. Sei felice? Evidentemente ieri sera hai scopato. Sei nervosa? Lo so io di cosa avresti bisogno tu...
Qui vedo ragazzi che camminano da soli e vengono controllati serenamente, eventualmente corretti, ma sanno già cosa è giusto e sbagliato, e lavorano per fare sempre il meglio. Eppure sono giovani e nemmeno geni, solo ragazzi che stanno imparando un mestiere, senza neanche prendersi troppo sul serio. Grazie a quest'esperienza ho capito che in armonia si lavora meglio, che il cibo è più buono ed il servizio scorre serenamente. Ho capito che tutto quel nervosismo non serve a nulla, nemmeno a farti diventare un super eroe della cucina, perchè non dimentichiamoci che alla fine si sta applicando tecnica ad una cosa che facciamo naturalmente per rimanere in vita, mangiare. E se mangiare deve essere un piacere, allora deve esserlo anche cucinare. Sbagliare è contemplato, ma è assurdo negare la possibilità di imparare ad una persona, è ingiusto testare le proprie qualità attraverso la resistenza psicologica, lo dico perchè a perderci è solo chi sottomette, perchè preclude la possibilità di imparare dagli altri, sentendosi superiore a priori. L'umiltà non deve essere praticata solo dall'ultimo arrivato, l'umiltà la dimostra anzi chi nonostante successi e conquiste, accetta e incoraggia il nuovo, sfruttando a suo vantaggio questa risorsa. Ma purtroppo devo constatare che di rozzi ignoranti in giro ce ne sono assai, incentivano atteggiamenti di nonnismo perchè a loro volta li hanno subiti e non hanno avuto l'intelligenza di capire che questo era sbagliato. Gli hanno parlato di umiltà per insegnargli a subire, ma non hanno saputo insegnargliela, di contro però si sfogano sottomettendo in una quantità direttamente proporzionale a quanto hanno subito. In italia ho imparato cos'è la scorrettezza e le cattive maniere, la boria degli chef stellati camuffati da ingenui umili scolaretti, in realtà sciacalli pronti a passare sul cadavere del proprio padre. Funziona tutto solo per conoscenze, e se hai la sfortuna di arrivare in un posto buono, allora devi essere grato a vita, dallo chef al lavapiatti. e non è vero che la vita in cucina è un inferno, dipende solo da come viene impostata e gestita, e qui fa la differenza lo chef.
Cari cheffoni, state calmi e drogatevi di meno, nella vita c'è altro oltre la figa.

martedì 3 novembre 2015

Mensilità

Sempre a parlare di mensilità,
novembre e suoi accessi di aspettative, ed i 5 chili persi in fretta e ripresi al terzo panettone artigianale, e non parlo di fette. Ho una fede dentro questo novembre che quasi mi converto a qualche religione paleocristiana, credo al futuro, alla famiglia e alla vita sopra la morte. Infaticabile soglia dove stagnano le pretese dentro cui decidi di immergerti. Leggo le minacce sopra i pacchetti di sigarette e ci credo, ho troppe cose da fare per morire di cancro, ma sono io? Ed eccessi di sensibilità, di attenzione, eccessi di desiderio e fretta eccessiva. Per una volta vedo dove sto andando, e non saranno insicurezze altrui a distrarmi da ciò che devo fare, e trascinerò con me tutto il necessario, con l'ausilio del giusto mezzo, una pala gommata volvo non perdona nessuno. E non ho neanche la minima intenzione di assumere quell'atteggiamento menefreghista del "chi mi ama mi segua", asseconderò chi mi ama affinché possa seguirmi, e ce la metterò tutta. E' vero, la vita va ascoltata, il dolore va indossato come un vestito ardente, lo diceva Alda Merini e le sue parole mi lupeggiano dentro le carni, che i poeti solo loro le sanno fare queste magie, che ti fanno entrare gli animali dentro le cose tue, e poi te li vedi camminare in un interno che è fatto solo di come te lo immagini tu, e non sono paesaggi. Non lo so se è merito degli influssi astrali, la solitudine mi riempie la vita di cose bellissime, a volte mi spaventa come tutto si rimetta a posto quando sto per i fatti miei, ed ho bisogno di veramente troppo poco per stare bene, che starei così immobile su questo gradino a vita.
Se solo non mi mancassi.




lunedì 3 agosto 2015

All'amicizia.

La luce della sera che tarda a venire dalle finestre d'agosto bolognesi,che  portano struggenti e malinconiche arie di nostalgica attesa, quel pizzicore al cuore scandito dalla voglia di vivere qualcosa che puoi toccare solo con il pensiero. Quell'essere sociale che svanisce in milioni di frasi dette a sconosciuti solo per far comprendere brevemente chi sei, e destare solo perplessità. Impossibile cedere a parole di un cuor chiuso. La maturità porta a comprendere il valore dell'amicizia, nella misura in cui non hai più bisogno di spiegare chi sei, perchè un amico lo sa già, e puoi perderti nella semplice condivisione delle cose annullando il tuo sé. Poi col tempo accetti questa condizione, farcendo la tua preziosissima solitudine di personaggi nuovi, che sai già in partenza non ti saranno amici mai. Il sentimento vero è raro e prezioso, se hai la fortuna di esserne investito, difficilmente potrai levartelo di dosso, e non v'è distanza o barriera che possa separartene. La purezza di sentimento amichevole ti fa sopportare la distanza fisica, godere dei pochi furtivi momenti di condivisione, senza ferire nessuno per gelosie di bugie.
Non ho ancora disfatto le valigie, come dovessi ripartire a breve, raggiungere.
E le finestre spalancate, ma non entra nulla di nuovo, mi piacciono. E capitano errori di valutazione quando vivi a carte scoperte, poco male.

Amici miei, la vita mi ha fatto dono del vostro amore e ne faccio tesoro.

Tutto il mio resto non conta.


Cosa succede se un pasticcere ha la febbre.

Le 4 del mattino. Gianni, umile operaio addetto alla preparazione del buffet salato di una nota pasticceria Finlandese, chiama come di consueto la sua collega pasticcera Biola per darsi il solito appuntamento all'angolo di porta S.Corniola per andare insieme a lavoro.
- Buongiorno Biola, come siamo?
- Giannuzzo amico mio, male mi sento.
- Ti è venuto di nuovo dolore di schiena?
- No compare, peggio, ho febbre altissima, il corpo pieno di macchie, il fegato gonfio, la testa nell'acqua e l'osso nel piede.
- Minchia, a mare siamo. E ora?

Immaginate come se in questo laboratorio lavorassero solo loro due, ma immaginatelo e basta, perché in verità non funziona così, non potrebbe succedere, il mondo andrebbe a rotoli.
Non ci sarebbero cornetti per la colazione, e cannoli ripieni di ricotta, crema e cioccolato.
Non ci sarebbero le crostate di frutta e nemmeno i bignè all'arancia. Gianni volendo avrebbe potuto friggere le graffe e informare qualche colazione preparata il giorno prima, ma non ci sarebbero state le torte al cioccolato, i dolci secchi e le cose al pistacchio.

- Bisogna trovare un sostituto.
- La marmotta?
- Ancora Co sta marmotta...l'ultima volta che ti ha sostituito è stata capace solo di scoppiare bolle da improbabili tavolette di cioccolato scadente...abbiamo mandato in negozio solo quintali di cioccolato a buchi tipo formaggio svizzero...a momenti mandavamo in rovina l'azienda.
- Compare, se vengo rischio di contaminare i prodotti, di contaminare te, ma soprattutto, rischio di contaminare gli scarafaggi e li sono cazzi...avremmo un mucchio di scarafaggi contaminati in giro per il laboratorio, che se poi escono di lì, contaminano tutto il pianeta e poi chi lo sente Gelati...
- E chi è Gelati?
- E' uno che tutela lo stato di salute di questa specie animale.
- Solo questa?
- Non saprei...però questa gli piace assai.

L'ultima volta che Gianni prese il raffreddore, venne lo stesso a lavoro contaminando la comunità di scarafaggi che dimora negli anfratti del motore del frigo. Successe un bordello...non avete idea che casino facciano milioni di scarafaggi che starnutiscono, un vento malsano circolava per tutto il laboratorio e alla fine morirono quasi tutti.

Fu terribile.



martedì 21 aprile 2015

Il pasticcere

La panna, le frolle croccanti, i pan di spagna bagnati e la crema pasticcera profumata di limone e vaniglia. Il cioccolato. Solo pronunciare questi pochi semplici ingredienti attiva un processo nella memoria di ognuno in cui ci si immerge in un mondo di piacere, infanzia, casa e sentimento. Il pasticcere confeziona attimi di piacevolezza in involucri di pasta sottili, sfogliati, morbidi o friabili, e li farcisce di memoria, nobiltà, tecnica e grande passione. Ha il potere di rendere speciale un giorno di festa, e non manca mai nelle celebrazioni importanti che scandiscono la vita di una persona. Il pasticcere ci da il buongiorno al mattino, anche se non lo vediamo, e ci coccola quando ci sentiamo tristi. E’ più affidabile di un fidanzato ed onnipresente, in maniera più tangibile di quanto non lo siano le divinità religiose. Il pasticcere ha spesso un animo fragile attraverso cui filtra i mali del mondo trasformandoli in cibo buono. Il pasticcere si muove con la sensualità di un gatto, ed ha fascino, anche se non è la bellezza il suo punto forza, ma la insegue perennemente. Il pasticcere dorme poco ma bene, mangia solo per piacere, ama la pulizia. E’ sveglio quando gli altri dormono e difficilmente va a ballare sabato sera. Il pasticcere è un potenziale bestemmiatore che trattiene, a volte con spasmi e fumo dalle orecchie, le innumerevoli imprecazioni che vorrebbe urlare per liberazione, quando qualcosa è andato storto. Il pasticcere in fondo è un uomo come tanti, solo che non lo vedi mai attraverso gli occhi, ma puoi sentirne il profumo, udirne il suono… assaporane il gusto.
Quand’ero piccola spiavo da una finestrella un vecchio pasticcere che preparava i suoi dolci ogni giorno. Lavorava da solo ed emetteva mugolii a sbuffi dalla bocca come a voler emulare un trombone seguendo una melodia sempre diversa. Aveva dei gran baffoni, certamente poco igienici, e mi piaceva osservarlo quando faceva le meringhe nonostante non mi piacessero tanto, da bambina non amavo il dolce. Mentre dressava quella spumosa massa bianca la mia mente bambina trasformava tutto in un enorme volta celeste carica di nuvole, in cui nulla poteva essere triste ed i gatti erano di marzapane. Mi perdevo così tanto che certe volte ridevo con gli occhi assenti e lui mi sgridava sentendosi preso in giro. Ma non lo stavo prendendo in giro, quel mondo che sapeva di anice caffè e limone aveva in me effetti psichedelici, e bastava perdersi nella ripetitività di quei gesti perché entrassi in un trans fantasmagorico isolata da tutto.
Nei miei sogni un giorno avrò uno sputo di laboratorio in un buco di nulla, una sala fatta solo ed esclusivamente di sedute comode ed accoglienti, poltrone, luci soffuse, un pianoforte, il caffè, piante tropicali e gatti che confezionano marmotte di cioccolata. Ma prima di tutto questo vorrei diventare brava che per me significa essere in grado di trasmettere attraverso i sensi tutti ciò che mi passa per la testa, qualunque cosa.

L’importante per me è far partecipe gli altri del mio viaggio, accompagnandoli fino all’assaggio.




Avete presente tutta quella sviolinata fatta all'inizio? Beh…dimenticate tutto.
Il pasticcere è un egocentrico represso chiuso dentro le sue turbe mentali, con manie di ogni genere e insicurezze celate in un nazismo rigido e fiero. E’ un sadico che ama cogliere in fallo il prossimo. E’ tremendamente solo. Non ha una vita sentimentale normale. Non ha un’alimentazione normale. Non ha un sonno normale. Quando non porta la divisa si veste malissimo. Sposa look al quanto demodè. Ama parlare di calcio ed organi genitali femminili. E’ profondamente ignorante, quindi se ha successo si monta la testa e si comporta come se qualsiasi cosa al mondo non gli interessasse, tanto lui è genio. Se nessuno lo guarda è disordinato. Fuma e beve e bestemmia. Non è mai veramente soddisfatto di quello che fa anche se non lo da a vedere. Invidia gli artisti non considerandosi facente parte del mondo dell’arte. Se qualcuno si propone in maniera gentile pensa che lo vuole fregare, se è invece greve e maleducato, diventa subito amico suo. 
Non ho ancora capito se effettivamente gli piacciano i dolci.

domenica 22 marzo 2015

Nobody Knows

La cartina di bologna oscura il vetro della mia stanza in mondo visione.
Fuori è grigio, mentre nel mio cuore non smette più di piovere. Piove nella stanza adesso, e fuori sta per iniziare il temporale. Piove dal bagno rumore di doccia, piove dalle torri vociare di sbarbi. La terra assorbe lacrime di birre piante da bambine precoci. Non c'è più soul. E ciò che mi sembra tanto strano, è la voce di Sam Cooke in un mondo in cui regna l'inezia musicale. Poi oggi Happy ha detto: -"Ho bisgno di parlare un po' con Dio oggi", ed ho visto dentro tutta la miseria dell'occidente racchiusa in un corpo solo: il mio.
E se esisti davvero, apri questi occhi e guardami piangere.
Alleluja!
Apri il tuo cuore verso lei e grida:
Alleluja!
E nessuno può sapere, nobody knows...
E nello sconforto cui annego vi pianto un seme. Il primo giorno di primavera pianto un seme e me ne prendo cura, con tutto l'amore che ho.




mercoledì 28 gennaio 2015

Termine di gennaio - #POLAROID

La strada che immagino solo per luci che vi strisciano sopra, e il rumore del vento che tagliano. Il mio cervello ammutolito da giorni che attiva la menzogna quotidiana del vivere. Vivo pensando a com'ero mai felice, nutrendomi della miseria altrui. La sopravvivenza costa solo l'attesa di quell'attimo, quello in cui sali sul gradino del mondo e lo guardi dall'alto.
E' un mondo che non mi appartiene questo, dove il tuo dare smisurato viene ripagato con un messaggio di posta elettronica.
Non è tempo per l'amore.
Non è tempo per la verità.
Il tempo non è tempo.