sabato 28 gennaio 2012

tentativo di riempimento

Tristezza e una moltitudine di cose che si susseguono al giungere di un quando dettato solamente dal tempo. Un tempo stabilito da un chi.
Un traguardo stabilito eternamente e che sempre si sussegue nell'eternità che è stabile e non muta se non nello stabilizzarsi nel proprio niente.
Mi riposo adesso, dopo un lungo o breve spazio di tempo trascorso al fine dell'inutile. e una moltitudine di cose si susseguono a ripetizione. Questo è il tempo. Un limite per circoscrivere lo spazio vuoto delimitato da inutili fatti che lo riempiono e gli danno il suo nome.
Mediocre quest'insulsa riflessione, perchè mossa dalla mia noia che voglio a tutti i costi eleggere a tristezza, per renderla più interessante, ma è solo pigrizia d'intelletto.

venerdì 27 gennaio 2012

ASPETTATIVE

Aspettative...stupide illusioni dettate dal nostro ripetitivo senso dell'orientamento.
Li, dove ci si aspetta qualcosa che si sa, dovrebbe essere pazzesco, entusiasmante, all'altezza di ciò che tu avevi immaginato, si cela un universo di nulla.
Bisogna auto costruirsi al suo interno, ciò che avevamo progettato mentalmente, per riequilibrare il proprio io.
Ricominciare da zero ed ammettere di aver sbagliato. Smetterla di immaginare dove bisogna essere concreti.
Ma cos'è essere concreti? E' come si è dentro al mondo civilizzato, forse.
Il mio concretizzare non è mai concreto, è sempre sostenuto da strutture leggere e instabili, ma a volte mi crea dei problemi tra gli anfratti dell'esistere.
Forse sapevamo bene a cosa andavamo incontro, ma abbiamo preferito fingere e costruire un'aspettativa. E la delusione si manifesta più grande di prima.
Ma allora perchè ci lasciamo andare al tempo che corre...
Perchè ci lasciamo andare al tempo...
Perchè ci lasciamo andare...
Perchè ci lasciamo...
Ci abbandoniamo a qualcosa che non siamo noi e a cui non vogliamo appartenere...per desiderio di verifica? Per modestia...finta modestia, falsità.
Ci falsiamo per non sembrare troppo differenti dal resto, ma tra tutti c'è chi è come noi e ci riconosce, e ci si sente come scoperti dalla nostra maschera.
Aspettative...


sabato 21 gennaio 2012

Rituali inconsapevoli

La scorsa estate non sono stata a molti concerti, perchè grazie alla scatola magica, posso vedere in anticipo che tipo di musica suona il gruppo in programmazione, e decidere anticipatamente se andare o meno al concerto. Tuttavia ho notato in quei pochi gruppi che ho visto ed ascoltato, l'usanza di mascherarsi ad un certo punto dello spettacolo, spesso con maschere di animali. Anche quando mi trovo davanti ad un televisore, mi capita spesso di vedere persone mascherate da animali.
Un liberato in vita vive non necessitando di nulla,  quasi ogni individuo ha potuto provare almeno una volta nella propria esistenza questa sensazione. Si pensi ai musicisti, ai danzatori che si abbandonano in un luogo che non ha spazio e tempo; a chi si perde nell'attimo estatico dell'innamoramento...e chi si abbandona a profonde riflessioni contemplative divenendo ciò che riflette. Sembra così lontana la liberazione, eppure tutti l'abbiamo conosciuta seppur per poco, sappiamo inconsapevolmente cos'è, ma ciò non è tangibile, forse nemmeno descrivibile...quel che sto facendo io adesso, è un tentativo di creare un'apertura nelle vostre menti affinché possiate entrare dentro la sensazione, la vostra sensazione.
A volte compiamo gesti che inconsapevolmente sono veri e propri riti.
Un tempo gli uomini invocavano gli spiriti degli animali, per acquisire la loro conoscenza, imitavano la pantera nella foresta, il leone nella caccia...rituali sciamanici nell'attesa di essere attraversati dagli spiriti di quell'essere, per assorbirne il sapere.
Forse inconsciamente, quando indossiamo le maschere degli animali, e danziamo, suoniamo, quando li contempliamo, compiamo un rito perchè vorremmo essere come loro, acquisirne il sapere e la conoscenza, il loro innato istinto a saper far tutto...senza necessitare nulla. Cerchiamo la liberazione attraverso il loro spirito.
Immedesimarsi in ciò che si sta osservando attentamente fino a coglierne la pura essenza...questo è contemplare. Da piccola lo facevo sempre con le foglie degli alberi, le osservavo fino a quando queste tremolavano tutte e mi dimenticavo dov'ero, cosa fossi...ma poi qualcosa sempre mi distraeva.

Un liberato in vita non si distrae mai e resta sempre dentro quella bolla al di la di ciò che è fuori dal se stessi, concentrato dentro al proprio abito, ma perdendo la percezione della dimensione...

-Leggendo - Uscite dal mondo - di Elémire Zolla




foto presa da:

martedì 17 gennaio 2012

Perché tutti i grandi testi ci dicono che la vita è eterna?

La morte fa parte di noi ancora prima della nostra nascita.
Camminiamo si strade costruite da morti, abitiamo in case abitate da morti prima di noi, studiamo su libri scritti da morti, ed il risultato che tutto ciò ne produce e che moriamo anche noi lentamente, anche se spesso siamo già morti alla nascita.
Non ci capita spesso di pensare a queste cose perchè siamo talmente dentro la morte che nemmeno ce ne accorgiamo, eppure ci insegnano ad averne timore, quando ne siamo continuamente attraversati senza nemmeno accorgercene. Quello che diciamo, ciò che io sto esprimendo è sicuramente stato percepito dal mio inconscio chissà quando, ed adesso lo ripropongo in qualche modo, ma è frutto di chissà quale defunto.
Dicevo che difficilmente riflettiamo sull'argomento, non è un male, ma credo che sia più difficile avvicinarsi a questa riflessione se si abita in città moderne, in case nuove, in macchine di recente produzione. Ciò che intendo dire è che udire lo scricchiolio di una soletta vecchia, la porta che cigola, la goccia del lavandino che cade e crea un tonfo sordo di notte, i topolini sul soffitto, l'odore di legno vecchio, l'eco di una porta che sbatte da una stanza all'altra, il vento che passa da quell'unica fessura che c'è nella finestra, e fischia sordamente come fosse un fantasma, il fantasma del morto che abitava la casa prima di voi, forse, tutte queste cose, possono indurre a tale riflessione. Come vivere in una città medievale, circondata da possenti mura, quadrettata da vie dai nomi crudeli in cui non entra nulla di nebbia e luce che siano. Sembro condannata a riflessioni del genere dalla mia stessa natura, da ritrovarmi periodicamente in città vecchie dalle storie occulte, in cui sembra nascosto un mondo sotterraneo fatto di candele e sacrifici...di evocazioni mortuarie. Ed anche se sacrifici e lumi di candela non ce ne sono, è impossibile venire in posti come questo e non pensare per un attimo...ma forse io sono morta? Tutte le persone che vedo sono morte pure loro...? E ti perdi nell'enigma cercando di comprendere se esiste una differenza tangibile tra l'essere ed il non essere.
La risposta...forse...la scopriremo soltanto morendo...ma non vi può essere fine alla vita...perchè la vita...è eterna.

La mia non è affatto una polemica, anzi, ho l'insulsa pretesa di indurre ad una riflessione, che io ho aperto da tempo e che prosegue periodicamente e si espande sempre dentro di me. Riflessione attraversata dai testi che leggo ogni tanto e mi trascinano sempre qui...nel luogo più bello...l'oblio.

Un saluto particolare lo faccio ad Elémire Zolla che mi fa compagnia con "Uscite dal mondo", non lo leggo però...aspetto fino a quando non sarà naturale farlo.