mercoledì 30 gennaio 2013

Io non sono la madonna.

Vomitare forte dentro un televisore acceso senza coperchio, rimestare parole brutte senza senso, dire sintomi influenzali, febbre.
Tutto quell'orrore che giace in questo luogo, proviene dall'inettitudine con cui devo scontrarmi ogni giorno, con chi ha scambiato la mia gentilezza come fonte salvifica di rinnovamento. Certo.
Venite qui, prendete tutto e non date nulla. Fate dono della vostra inutile carcassa molliccia di cui, scusate, non me ne faccio niente se non numerosi insaccati sotto sale. A volte non vi disturbate nemmeno di far tanta strada, neanche quattro parole di conforto. La pretesa è quella di avere in cambio di un presunto amore che decantate di dare, tutta la mia essenza, in un modo che ancora non ho compreso. Sapete, io non voglio nulla in cambio di nulla, non ho mai voluto nulla in cambio di nulla, ma quando ascolto certe parole, per la prima volta mi sento come sfruttata, come...usata per la felicità altrui. Forse non c'è niente, ma qualcosa in ciò che dici, mi fa male, mi rende infelice, e credo che dimori nel fatto che, a volte esprimi i tuoi sentimenti solo per avidità, senza cuore, senza...non lo so...mi sento inquieta quando sento che stai usando la mia bontà per salvarti.
Se potessi salvarti, davvero, lo farei, ma io non sono la madonna.


L'artista Viola Mondello ritratta durante l'happening "Io non sono la madonna", ovvero, tentativi di rappresentazione della santa attraverso l'ipnosi.

mercoledì 23 gennaio 2013

Io, Laura e i Pretenders

Io, Laura e i Pretenders, in uno squallido locale di provincia con velleità rock. In realtà una scatola fotti giovani per le differenti proposte musicali live settimanali. In verità ci vengo perchè ci lavora un mio amico, Ermenegildo. Ludmilla, la sua ragazza, mi piace molto, uno dei pochi esempi di essere vivente di genere femminile dalla rara intelligenza e simpatia. Perchè credo che i più alti livelli di intelligenza si dimostrino nelle piccole cose, con persone che non conosci. Anche Laura lavora li, all'opposto di Ludmilla, rappresenta tutto ciò che più disapprovo del mondo femmina. Un fare finto cordiale, finto intellettuale, finto fashion, una donna crede di potersi nascondere dietro la sua aria a metà tra business girl e Ameliè. E poi, quando ne ha la possibilità, cerca di fotterti col resto dei soldi. Io me ne accorgo, ma non dico nulla, perchè ad Ermenegildo invece voglio molto bene e mi fa piacere se quell'euro in parte finisce nelle sue tasche, senza contare i litri di alcol offerti da lui negli anni.
Insomma sono qui, da poco le dieci passate, io, Laura e i Pretenders.
A farmi compagnia una pessima birra da Laura consigliatami, 4 euro la piccola...
Relegata in un angolo ricordo di avere questo piccolo blocco trovato a New York passeggiando con Frederich, credo sia di carta fatta a mano. Comunque indispensabile in momenti come questo. Comincia a piacermi. Non la birra, quella è pessima davvero, parlo piuttosto della mia decisione di venire qui da sola, con l'intento unico di bere qualcosa.
Se solo riuscisse a piacermi la mia bevanda, credo che potrei consumarmi qui dentro adesso.
Un tavolo estendibile e farfalle metalliche su un muro, sono cose che succedono.
Ieri, dopo una frase detta senza troppa enfasi, ho smesso di aspettarti e poi ho capito a cosa serve l'intelligenza. Una lotta continua dentro la ragione per non farsi sfruttare mai più.
E' ormai noto il mio disprezzo per i sentimenti umani, perchè ti fottono. Di certo l'intelligenza serve a non farti fregare da essi, che muovono i fili di tutto ciò che quotidianamente costruisci e che rischia di essere distrutto anche solo dal movimento repentino di un ago infilato nel posto sbagliato. Subito non senti nulla, ma fa male dopo giorni. E non lo ritrovi più per anni, fino a quando poi non decide di farsi sentire, e fa male di nuovo.
Io ci provo ad uscire da tutta questa tristezza, ma fino a quando non riuscirò a non farmi più deludere da nulla, sarò sempre intrappolata in tutto questo, e sebbene riconosca lucidamente quello che succede, sono sempre troppo umana per passare oltre. Ciò nonstante, non intenzione alcuna di forzare le cose, ma l'unica cosa che posso fare e che non smetterò mai di compiere, è capire. Ciò mi rende libera nel mio piccolo. Comunque, non mi avevi ingannato, non ti ho mai creduto, ma è sempre bello non cedere ai propri istinti dando almeno una possibilità.
Uno schema di errori contrassegnati con delle "X" a penna determina il tuo punteggio, appena arrivi a dieci il gioco è perso.
tu sei già a sette.

mercoledì 16 gennaio 2013

Gastroscopia

Il televisore sempre acceso, finestre chiuse e luci artificiali gialle. Film americano uno dietro l'altro.
Musiche aggiaccianti.
Dentro l'immagine fissa di un quadro mi perdo, mi assorbe. E' un dipinto fatto da me, reliquia scolastica esposta da mia madre a mo' di trofeo insieme a tutte le altre cose che ho fatto. La stufa alogena accesa per il cane, ma lui non c'è.
Puoi avere quattordicimila euro con una rata mensile da duecentoventidue euro, una pubblicità dietro l'altra a nastro di soldi che parlano.
Qualunque cosa faccia col tuo televisore, il canone, è un imposta obbligatoria legata al suo possesso. L'unico canone che conosco si chiama Ettore vive a Faenza con la signoria Raggi. E poi finalmente Alberto Sordi, come se già non bastasse la mia di tristezza.
C'è un cappello con una foglia in testa, un passero blu. Ma questo è un altro, non sei tu. Mi guarda con sufficienza e si volta. Io ho il vomito e mi giro. Gli vomito addosso. ma penso solo di farlo, non posso perchè non è realmente qui, posso vomitare nella mia testa, ma è già piena di schifo, ci vorrà tempo.

Aprire gli occhi sott'acqua mentre tutto fa finta di tacere con la pressione. Attutito. Un attimo e non senti più nulla davvero, solo il ritmo della terra che sta per assorbirti, e la gioia del tuo cuore che non smette di correre.




martedì 15 gennaio 2013

5 motivi per cui non mi piace parlare con le persone dei miei problemi:

1 - Perchè non voglio vittimizzare me stessa.
2 - Perchè potresti raccontare la peggiore delle situazioni, il tuo interlocutore avrà sempre e comunque attraversato momenti ben peggiori di ciò che è capitato a te.
3 - Tu forse in preda ad un momento di debolezza, credi di ricevere un po' di conforto, ma invece si innesca un tira e molla di chi è più disperato.
4 - Perchè raccontare qualche mio malessere non fa di me una disperata.
5 - Non è mai, dico mai successo che dopo mi sia sentita meglio, anzi.

Quindi, quel raro momento in cui mi lascio andare a ciò, mi ricordo poi sempre perchè non lo faccio mai.

giovedì 10 gennaio 2013

Postilla

Sono sanguinante e scrivo d'inchiostro rosso.
L'uovo dentro si dice rosso sebbene s'avvicini pressocchè al giallo arancio. Poi dipende dall'uovo. Tu cosa credi? Ti insegnano una cosa come una legge universale inirrevocabile, ma poi non devi che renderti conto che si tratta solo di un codice di distinzione, una cosa che hai imparato per riflesso, ma che non corrisponde a verita neppure nella parola. Anche quella è stata mistificata. Le parole una volta contavano più dei fatti, adesso sento solo dire che i fatti contano. Cosa ha fatto lui per te? Cosa rimane oltre le parole?
Io so solo che sono state sempre le parole a dilaniarmi. Quando le ho lette quando le ho ascolate, quando le ho dette. Non c'è mai stata cosa peggiore in vita mia che mi abbia distrutta, resuscitata e glorificata come la "parola". Dico questo per dissentire da tutto ques'inutile vociferare sull'importanza del "fatto", dell'atto da compiere per dimostrare di valere qualcosa.
Io vorrei saper parlare benissimo per creare maggior spazio dentro me, ed insegnare qualcosa al mio spirito che lentamente evapora senza anima.

Riflessi

Sono ferma. Riflessa davanti a me stessa dopo un giorno d'agonia, un giorno in cui ho capito. Ho capito, si ed ogni volta che succede so benissimo che questo, significa ricedere a breve nello stesso punto. Che vomito.

Oggi mia madre mi ha detto che sono cambiata, che una volta ero una ragazza dolce, ma poi un uomo mi ha cambiata, mi ha resa più insicura di quanto già non fossi. Me lo ha detto piangendo davanti ad un piatto di pasta e ceci. Non ho preso mia madre mai tanto sul serio. Ho aperto le orecchie come se per la prima volta qualcuno finalmente mi stesse svelando il grande enigma che fa parte di ogniuno di noi. Aveva ragione ma mai me ne ero accorta. Credevo si di essere cambiata, credevo che fossi solo diventata tristemente grande passando per la porta di servizio, senza farmi vedere da nessuno. Invece stavo tralasciando tutta la parte buona che c'era in me. E dietro quella dolcezza in realtà si nascondeva il mio desiderio di essere amata, e adesso, il solo pensiero di ciò mi fa paura.

Io sono sempre la stessa, sono solo un po' più triste, ma la tristezza passa, come passa la gioia e la noia. Sono stati naturali delle cose, più grande è l'evento, più tempo trascorre. Mi ci vorranno sei lunghi anni per diventare in parte ciò che vorrei essere, ma ciò non esclude che bisogna passare prima dal via.

Questo significa che sto diventando grande?


Il piano

Sono appena le dodici e quarantasei, ed una scintilla ha innescato il processo irreversibile verso il suicidio, quello quotidiano a cui tu mi sottoponi ogni santo giorno. La sensazione oggi è più forte devo dire. Una volta arrivata nel letto non sapevo cosa volevo far prima, se tagliarmi le vene o distruggere il contrabbasso. Tagliuzzare in tanti piccoli pezzi tutti quei vestiti inutili mentre il sangue scende lentamente e tutto si congela. Come si può essere così? Alzarsi la mattina per andare al santuario del tindari, inginocchiarsi cinque minuti e comprare la candela con l'effige della santa. Trascorrere poi il resto della giornata a sparare cazzate davanti al televisore, fumare multifilter rosse. Giustificarsi per qualunque cosa, forti del fatto che è la sfortuna a causare tale successione di cose.
L'unica cosa che voglio fare nella vita io è dimagrire.
Che tutte le mie idee originali se ne vadano a farsi benedire dalla madonna del tindari. La verità è questa, voglio solo morire di fame, ma non posso.
Sentire l'anima solo quando il sangue delle proprie ferite è salito in gola.

E quando tutto sarà finito, non venire a piangere.