sabato 30 giugno 2012

Sono una scarpa vecchia

Distrutta,
ecco cme mi sento, in tanti piccoli pezzettini. e` quello che mi succede quando parlo di te, quando penso a te.
Ho parlato con Alberto ed il risultato e` questo.
Avevo promesso che non avrei piu` scritto di te, adesso tentero` di celebrare l`ultimo requiem. Mi spiace per tutto, non ce la faccio e sto male. Ora che son sola mi distruggi a distanza col tuo pensiero. Sono schifosamente debole, ma qui su queste righe, fuori da qui nessuno puo` neanche immaginare il logorio, quel tarlo nello stomaco che mastica e mastica. Le cose in fondo poi vanno come devono andare, e`solo un momento, so che non mi lascerai mai, mai. Dovro` fare in modo di non tornare mai piu`, mai piu`.

Sono una scarpa vecchia.

giovedì 28 giugno 2012

IN ASSENZA - art project

Ho gettato le basi del lavoro.
Una serie di segni marcati nero su bianco del percorso geografico che andrò compiendo, gli stessi luoghi in cui lascerò le parti del corpo di Fragile. Queste mappe sono fatte a mano libera in un segno unico, copiando il percorso da google maps.
Questa linea è Fragile.

Chicago - New hampton MO


New hampton MO - Allentown PA


Allentown PA - Springfield MA


Springfiel MA - New York

















Abbey Findeley, 115 th avenue, New Hampton, MO, 64471, USA

E' qui che mi sono fermata per il momento, al Pequinot palace, non è un palazzo, ma Abbey lo ha chiamato così. La mia macchina fotografica è scarica e qui le prese elettriche hanno un tipo di attacco diverso, dovrò procurarmi un adattatore, altrimenti niente foto, niente telefono, niente di niente.
Per il momento siamo in sette qui, non riesco a ricordare il nome di nessuno a parte Abbey. Sono comunque amici suoi, tutti molto gentili.
Ieri abbiamo fatto il nachos party cucinando tutti insieme tante salse da mettere sopra. Poi abbiamo fatto il gelato con sopra salsa di cioccolato...banane ciliegie...mandorle, cocco...di tutto.
Abbiamo bevuto una cosa che era il succo del cocomero col rum e altre cose profumate.
Verso le dieci stavano per offrirmi la sangria, ma io ero distrutta e sono andata a letto.
Il sole è molto forte qui, il vento è leggermente umido.
La casa si trova in una specie di pianoro che non è esattamente piatto, ma non arriva nemmeno ad essere collinare...io non ho mai visto questo genere di curvosità. C'è solo questo complesso di strutture tutte di Abbey. E' bellissimo qui.
Ieri ho parlato ai ragazzi del mio progetto e sono entusiasti. Spero di prendere il materiale il prima possibile.
Una strana pace mi avvolge, mi sono sentita a disagio in ogni momento qui, ma resisto e vado avanti.
Il mio interesse principale è lavorare, studiare la mappa che devo fare, trovare il ferro che non sarà facile, creare le connessioni tra le parti, adesso ho riposato e voglio cominciare subito. Se non trovo il ferro, inizio con la mappa. Questo lavoro mi appassiona immensamente, mi riempie l'anima ed ho l'impellenza di farlo, e farlo bene...non mi posso divertire se non lavoro, ieri ho fatto finta perchè la mia testa era li.
Sul davanzale di una finestra di legno bianca scorrevole, una di quelle che ho visto solo nei film americani, che si apre dal basso verso l'alto. Quella che aprono tutti per scappare...o quando qualcuno gli lancia il sassolino. Su una finestra così, un gracile gatto grigio si lecca i polpastrelli di una zampetta. C'è vento. Il verde è smorto e acido, diviso a metà dal giallo paglierino. Tu sei geograficamente troppo lontano, ma ogni cosa parla di te e ti vorrei chiamare, nonostante tutto non ti odio come dici tu. Hai fatto di tutto per farti odiare da me, ma non ti odio, ti sto alla larga per liberarmi di te che mi ossessioni, che ti sei infiltrato dentro i capillari e mi sussurri cose, mi dichiari disprezzo e riluttanza ed io li a subire e subire. Ma non ti odio, mentre tu odi me. Sto solo cercando di non subire la tua manipolazione, la tua cattiveria a volte. Sto cercando di pulire il cervello da te da tutto, lo farò cominciando a non scrivere più di te.
Bye bye.



mercoledì 27 giugno 2012

Kansas city


Pittura.



Missouri energy


                 

Diario di una sbandata nella terra dei coytes #1


L’ultima pizza con mio fratello, prima la birra però.                                                                                                                                          
Sono riuscita a parlare un po’ con lui, poco, quasi niente. Nel momento di dire, la mia testa è diventata una bolla vuota. 
Lui lo ha capito e mi ha preso altra birra.                                                                                                                                                          
Quando ci siamo salutati stamattina, sembrava come una volta, lui mi abbracciata ed era mio fratello. Ho pensato di avere di nuovo un fratello. E proprio in quel momento, stavo andandomene.                                                                          
Chissà se mi perdonerà, se mi perdoneranno, io no.                                                                                                                                    
Al controllo bagagli il mio zaino ha suonato. La signora si è avvicinata dicendo che conteneva un pezzo di ferro molto pesante, l’anima di Fragile che è volta via con me!”, ho pensato, e così, via a cercare e cercare, fino a quando vado ad aprire la più dimenticata delle tasche e trovo la testa arrugginita di un martello antico. L’avevo trovata alla fermata dell’autobus di Firenze assieme ad un aculeo d’istrice.                                                                                  
La tipa lo esamina, io chiedo scusa mille volte e lei mi dice che è tutto ok, poi sorridendo mi chiede, “cos’è mi scusi?”.
Sto volando,
già all’aeroporto di Londra pensavo al quaderno che ho dimenticato di portare, un quaderno per mano scrivere. Poi dopo ore di volo verso Chicago ho ricordato di avere il PC, non è la stessa cosa, posso comunque fermare parte di ciò che avrei voluto, considerato che fiumi e fiumi di parole sgorgano da questo cervello da ore e che adesso solo la minima parte verrà ricordata dalle mie membra stanche. Che poi, stanche di che? E’ da stamane che sono seduta e continuo a poltrire…ma, la cosa che più mi sfinisce al mondo è l’immobilità. Sono una persona frenetica ed eclettica, pertanto ho bisogno di svolgere più cose insieme e velocemente. Più ne compio e meglio mi riescono. Sembra un paradosso, ma è così. Costretta da ore a rimanere seduta in poltrona, ad un certo punto riesco anche a smettere di pensare. Le classi sociali, i posti per mangiare i negozi di profumi. Difficile riuscire a trascorrere del tempo in aeroporto senza comprare nulla. Io un tramezzino ed un brawnie li ho presi, solo per fame però. Il tramezzino era confezionato magnificamente, ma davvero pessimo, a partire dal pane che una volta in bocca, dapprima sembra sciogliersi neanche fosse una nuvoletta di drago, poi magicamente si trasforma in una specie di gomma da masticare con dentro incastrati ingredienti come…cetriolo…tonno…salse dolciastre, quasi disgustoso. Io non butto il cibo, poi avevo fame e lo mangio senza pensare. Il brownie l’ho comprato perché mi sono ricordata di quando una volta rimasi bloccata all’aeroporto di Londra per via della neve, e ne provai uno troppo buono, era di una catena di ristoranti chiamata Costa . Questo era buono, ma non come quello e soprattutto ha avuto il potere di diventare come pietra esattamente cinque minuti dopo averlo mangiato, li, direttamente nel mio stomaco in un tonfo solo, sordo, bu-bum. Dato il mio largo anticipo ed il conseguente ritardo del volo, sono riuscita a digerire questo pastone omicida giusto in tempo per il primo pasto sull’aereo. Un’osservazione va fatta subito circa le hostess statunitensi di questo volo…sono vecchie cavolo, non vorrei essere offensiva ma…davvero, una in particolare è fin troppo avanti con l’età…mi senbra molto strano, o forse è normale che nei voli internazionali vi sia personale d’esperienza…anche se qui si sta parlando di personale pensionabile. Ad ogni modo, dopo un primo giro di bevande accompagnate ad un sacchetto di dischetti di mais di dubbia provenienza e commestibilità, mi viene chiesto se preferisco pasta o pollo. Pollo subito.                                                                                                                                                                          
Vai così di vassoio con una vaschetta di insalata, il famigerato pollo su un letto di pastina del tipo “risoni” in cui navigavano dispersi pezzi di peperone e altri vegetali inidentificabili, almeno a me. Poi un paninetto congelato, formaggino e due crackers, due biscotti inglesi allo zenzero ed una mini bottiglietta d’acqua. Dimenticavo il vino…meraviglioso, non aggiungo altro.                                                                                                                                 
Si, l’elenco sembra lungo, ma questa affascinante miniatura riusciva a stare in 60 cm per 40.                                           Tra cetrioli, peperoni e pane congelato, capisco che qui qualcuno sta cospirando contro di me, e mangio l’unica cosa buonissima di tutto il vassoio, i biscotti. Con puntualità matematica l’hostess tira via il mio vassoio e quello del vicino di posto e nell’istante mi accorgo che con caparbietà e coraggio aveva finito tutto tralasciando però i due biscotti…                                                                                                                                           
Con scatto felino li tiro via dal vassoio, sorrido con la faccia da cartone animato che mi ritrovo e chiedo un caffè.                                                                  
Sono a Chicago.





lunedì 25 giugno 2012

Buon viaggio

Il mio cervello sembra aver dimenticato ogni cosa dolorosa e incomprensibile di me.
Non scappo come un coniglio, non attecchiscono più le tue provocazioni, per questo me ne vado. Non posso fuggire dal nulla io, vado con coscienza, e poi ho altro da fare.
Non aspetto nessuno, devo compiere i lavori che andranno a far parte dei progetti che l'universo ha pensato per me, semplicemente.
La mappa è tutta nella mente. Tutti mi mostrano itinerari, ma io conosco il percorso, la tratta, la strada. Se mi fottono ancora, allora sono proprio cretina, e ben mi starà. Vado, e vado ancora, per non sentire il peso delle persone attorno a me, la cintura, la morsa che mi stringe. Voglio spazio, aria, lunghe strade da percorrere con queste gambe, che sono l'unica cosa buona che ho.
Semplicità e pulizia d'animo. Niente fighetti che mi girano intorno travestiti da punkabbestia, o da sinistrorsi alternativi...che ognuno abbia il coraggio d'essere ciò che è per favore, senza prese per il culo, che ne ho avuto abbastanza. Io vi prometto che farò lo stesso.
Inizio il mio viaggio amici, con tutto quello che porto dentro di me, cioè, me stessa e chi amo.

Buon viaggio.


Il giorno bianco

Il mio ultimo giorno in Italia fa rumore di lavori in corso misto a cip d'uccellini, brrrum e pi-pi di motorini.
Che ci faccio qui?
Sempre a chiedere.
Rubinetti gocciolano urine colorate da jelly beans.
Io non mi annoio mai, solo che, non aver la libertà di fare quel che ti pare, bè...mi annoia. Poi non mi piace l'happy hour...a me piace Trombicche. 
Davide mi porta sempre qualcosa da mangiare pure se gli dico che non voglio niente, anche Bobbe.
Sono a Milano e l'unica cosa a cui penso è la massa, la solitudine dell'individuo, la spersonificazione del se. Mi accosto poi a Siena perchè è l'esatto opposto.
Di fianco a me un palazzo con tante finestre, mi viene una tristezza.
Qui tutti dormono dopo la partita dell'Italia che con quel caldo sembrava stessimo giocando noi e di conseguenza sudando. 
Io avanti e indietro dalla cucina a preparare per tutti. 
Il calcio lo guardo come fosse uno spettacolo circense, mi domando come facciano a far andare la palla esattamente dove vogliono, bloccarla in quel modo...sono come ipnotizzata ed immagino il valzer dei fiori di Čajkovskij mentre li vedo volteggiare sulle punte a far volare il pallone. Rimango sedotta dalle immagini, ma non capisco niente.
Vorrei fare silenzio, ma c'è troppo rumore bianco qui.











domenica 24 giugno 2012

Pillolina

Ho letto solo le prime due pagine di un libro che già so d'amare, così dopo due semplici pagine. Come colpo di fulmine, uno sguardo, una frase e sai già che il tempo passa ma quella cosa, persona, luogo è ormai incrostatosi nel tuo intimo come fosse una malattia. Bellissima.
La più dolce delle condizioni, lasciarsi trastullare dalle proprie fascinazioni subite continuamente nel quotidiano.
Che Siena fosse un posto speciale l'ho capito da subito. Certo, non è consigliabile a chi non ha niente dentro...non v'è intrattenimento notturno che possa soddisfare i giovani cervelli vuoti che vi soggiornano nel tempo di una laurea breve. Spesso mi capitava di subire passivamente le discussioni di esserini frustrati per lo scarso movimento goliardico della notte senese,"non c'è niente da fare qui...".
E la notte passata seduti a piazza del campo, con una birra semplice, io ed Agostino. Quasi non ci guardavamo, seduti accanto, ammaliati dalla bellezza che circuiva  le nostre menti, trasmigrando...sfogliando negli archivi dell'acume i nostri album di famiglia. Zolla è saltato fuori come un meraviglioso porcino fresco fresco d'umido mattutino.
Che piacere.

sabato 23 giugno 2012

The artwork of me and Moussa :-)

Prima di lasciare Siena io ed il mio amico Moussa abbiamo deciso di far rinascere il sellino della sua mitica bici, così abbiamo recuperato e segato i pezzi di bici che avevamo per dare vita a questo Toro dalla testa snodabile!!  Ridare vita ad oggetti apparentemente morti è la più nobile delle azioni. Non buttate mai una cosa rotta per una nuova...semmai, aggiustatela.

Moussa I Love You.











Nel passaggio

Nel passaggio di un'epoca
di una vita
di una stagione del corpo, della mente.
Nell'arco di tempo in cui stai attraversando.
Tra un momento e l'altro, nel mezzo di quell'atto,
è li che mi trovo.
In musica, quelli di passaggio sono i gruppi che preferisco.
Milano col ventilatore acceso
la ventola di raffreddamento è accesa nello sterno, mentre mio fratello sta scazzottando in un campo da rugby.
Tu li, sei sempre li che mi guardi, ma stavolta io faccio come se non ci fossi. Ancora un po' di tempo e quella finzione diventerà reale.
Ancora ho lo stomaco pesante
una volta via attiverò il mio personale piano di purificazione che inizierà col digiuno, il lavoro sarà la mia liberazione.
Quasi non fumo più, bevo poco e se voglio.
Tranquilli
sono solo parole.
Chi fa davvero qualcosa è sempre riconoscibile al di là delle parole, ma è invisibile agli occhi.
Esiste la categoria di persone che di fatto fanno molte cose, ma che non producono niente.
Adesso vorrei porre una domanda a chi fa parte del mondo, a chi fa parte al mondo dell'arte.
Secondo voi, a cosa serve "fare"? E l'arte, a cosa serve l'arte?
Mi piacerebbe aprire un dibattito sull'argomento, sentire cosa pensate di questo.
Formulerò la mia risposta al meglio.



Puff!


                                

                                                                                   

Alice mentre attraversa lo specchio....
  




                                




venerdì 22 giugno 2012

Sei così bella.

Ritagli, polvere, pulizie.
Milano e pianoforte classico fuori dalla finestra.
Milioni di foto e di locandine attorno a me, che mi trovo a giacere su di un divano che conosco molto bene.
Treno-doccia obbligatoria.
Una mano che entra dall'ombelico mi strappa via lo stomaco come quando con la retina strofini il lavandino della cucina.
Il viso un po' corrucciato.
Acqua e taralli, click di dita che digitano su tastiere.
Mi sto solo rifiutando di essere cavernicola come sempre, ma l'intenzione è sempre quella. Lo schifo è li che cova dentro di me, mi sto solo sottraendo dall'esprimerlo.
Strisce gialle e nere di ali svolazzanti, profumano di buono e mi parlano, sentono caldo caldo, hanno paura di morire. Che impresa sostengono, mi piacerebbe avere come scopo quello di produrre materia primordiale, essenziale per il sostentamento. Compiere un miracolo quotidiano.
Rifletto su un vetro. Il collo di una bottiglia distorce l'immagine. Sei così bella.
E' solo te che voglio, voglio solo te.
Sei così bella.
Sento un grido dal fondo dell'anima, mi chiede aiuto da tempo ed spesso lo ignoravo, ma facevo solo finta.
L'ho presa per i capelli.
Tu sei ancora li, senza di me ma stai li e mi punti una mazza davanti alla faccia.
Io anticipo le tue mosse e mi lascio cadere giù per le scale.
Che liberazione, penso mentre ruzzolo.
E rotolo come una pietra dalla collina.

Sei così bella.

sabato 16 giugno 2012

Bolle nello stomaco

Nessun dolore adesso
non provo più nulla in questo momento.
Amore e dolore si sono fusi in un unico sentiero che porta esattamente in un gigantesco, enorme spazio, completamente vuoto.
Proprio come un guscio d'uovo la mia scatola e liscia e delicata. Vuota però.
Come faccio a spiegarvi dove mi trovo adesso? E' come un dolore al timpano che ti punge con un ago dentro l'orecchio.
Anestetizzata come.

Che cosa vivo a fare?



mercoledì 13 giugno 2012

Ciao ciao Siena

Senza cerimonie e celebrazioni.
Saluto Siena trascorrendo la notte con te, sempre più diffidente.
Una punta d'amaro e acido, una notte senza nulla di speciale.
Se tutto va bene sentirete parlare di me, ti ho detto.
Anche se solo riuscissi a fare la metà del mio dovere, allora sarei soddisfatta almeno per quella metà.
Ed un piccolo pezzo di muscolo sanguinolento mi rode l'anima. Si chiama cuore.
Che sentimentalista sgradevole.
Ancora più diffidente.
E la chioma rossa che mi fa gli occhi dolci e mi spia dal negozio equo e solidale accanto al BV? Che incastri da cinema proprio.
E' tempo di andare davvero,
la puzza di fumo mi sta già nauseando, io del resto, ho quasi smesso. Detto fatto.
Sono scientificamente precisa a volte, mi faccio paura.
Quando arrivo a quel limite di disgusto, posso andare contro la cosa che amo di più, e mi stupisco assai di certe reazioni. Un po' me ne compiaccio.
Adesso comincia la strada per l'agognata libertà...la mia personalissima libertà.
Non quella che decanti tu ogni mattina quando ti svegli, quella è la tua.
Parlo di qualcosa che sia fedele alle mie rigidissime regole interiori. Sarà già un passo avanti capire come essere liberi senza tradire codeste regole.
Diffidi.
Taccio.
Ciao ciao Siena.

martedì 12 giugno 2012

In assenza

Ho parlato con mio fratello,
cercato le informazioni necessarie su internet.
Portare Fragile negli Stati Uniti è un rischio...se lo metto in valigia, c'è il rischio che non lo facciano passare. Se lo dichiaro come trasporto speciale devo pagare troppi soldi. Idem se lo spedisco.

Non posso certo correre il rischio che rimanga in aeroporto una volta arrivati a Chicago.

Sette lunghi anni non ci hanno mai separati, questa è la vera prova.
Certo lui mi riempie la vita. 
Ogni volta che cerco di uscire dalla mia dimensione solitaria la gente è come spaventata da me. 
Fragilotto mi aiuta in questo...
...per le persone che amo mi basta sapere che ci sono, Fragile era il capro espiatorio di tutto questo, immagino ogni volta in lui un corpo diverso e si materializza chiunque voglia dentro quell'anima di ferro. 
Mi piace essere sola ma non mi piace sentirmi sola.
In assenza.
Il nome del mio lavoro negli Stati Uniti.
Un audace progetto sulla ricerca di un sentimento perduto, che sai di avere in eterno, ma di cui non puoi godere.
Voglio costruire pezzi di Fragile da lasciare in giro nei luoghi attraversati in questo viaggio.
Una gamba la lascio a New York, un braccio a Cansas city, e via così continuando.
Insieme a questi brandelli aggrovigliati, un contenitore con dentro il progetto e la mappa che segnala dove si trovano le altre parti. Chi trova il pezzo di Fragile può dunque decidere di mettersi in contatto con le altre parti per ricongiungerlo.
Spero di non avere difficoltà a trovare il materiale.
Parlerò ancora del progetto...oggi la prima bozza di getto.
In assenza.

lunedì 11 giugno 2012

Battiti


Sono tornata da Parma oggi,
stata da Trombicche
passata da Moussa poi, che mi ha parlato di te, che non ti aveva salutato e ne era dispiaciuto, ma che in fondo va bene così, perchè uniti come da un filo invisibile che vi mantiene in un contatto al di là delle distanze.
Io anestetizzata come.
Il cervello nell'acqua.
Mi ostino a scriverti, non scrivo mai a nessuno.
Mi piace scriverti.
Mi chiedo a volte, gli dispiacerà?
Poi penso che, anzi, spero che me lo dirà, qualora lo infastidisse.
Dove sono? Tu cosa fai?
Scrivo.
01:05 senesi, piove un po', anche sotto la mia pelle smembrata.
Fumo molto meno. Mi fa schifo il pensiero di puzzare.
Fosse una mia puzza forse lo accetterei...ma quella no.
E' un grosso sacrificio che durerà poco credo, perchè adoro fumare.
I miei denti sono bianchi perchè li lavo di continuo...ma non posso controllare l'odore che faccio la notte dopo aver bevuto chissàcchè e fumato chissàquanto.
Nuove cose, nuove cose.
Mi lancio più indecisa che sempre in un nuovo nulla, in attesa di crescita.
Ma nulla mi fermerà mai.
Lavoro per non sentire la stanchezza e il dolore.
Tutto scivola e congela.
Tu sei seduto sullo sgabello coca cola e fai finta di non vedermi e bevi da un bicchiere.
In un angolo, io.
Qualcosa di speciale mi avvolge, sento l'aria attraversami dentro.
La tua anima esce dal corpo e viene da me.
Un segreto.
Silenzio.
L'invidia non mi tocca, sono immune dalle debolezze altrui.
Silenzio.
Chiudo gli occhi, sento il cuore che ridonda nella cassa.
Mi cullo.
Pu-Pum.
L'aria fresca sulla mia pelle arsa dal sole mi rigenera. Penso.
Pu-Pum.
Non posso dire.
Pu-Pum.
Uno sguardo senza mai dire nulla, ma che conserva tutto, tutto un universo.
Pu-Pum.

Un pezzo di ferro giace dinnanzi a me

e tace.


mercoledì 6 giugno 2012

6.6.12


Data da ricordare,

bisesto anno funesto, diceva qualcuno. Ora capisco.

Mi sentivo così strana negli ultimi giorni ...

Ero e sono felice della tua partenza, prima d'adesso ero serena all'idea di crescere, di mangiare il mondo, come tu mi hai detto.

A volte succedono però cose, incastri che non ti aspetti...ed io li percepisco prima ancora che succedano, mi sento strana ogni volta che sta succedendo una qualche catastrofe. O anche quando sotto terra c'è qualcosa...per questo a volte sono strana o scappo, o balbetto...le mie emozioni sono a fior di pelle e stra-sento.

Non potevo certo immaginare che stanotte mia madre avrebbe tentato il suicidio.

Mi sentivo così triste...e non accettavo l'idea di attribuire tutto questo mio stato d'animo alle cose che cambiano, alle partenze...perchè ero felice di tutto. Sono felice di avervi come miei nuovi amici e non voglio certo arenarmi da nessuna parte, così non capivo non capivo.

Era da tre giorni che non la sentivo, mi telefona tutti i giorni...ma non l'ho chiamata. Non l'ho sentita.

La mattina, mia nonna che abita nella porta accanto, ha suonato come fa ogni giorno, ma non le rispondeva nessuno, così ha preso la copia della sue chiavi è l'ha trovata priva di coscienza sul divano.
Mia nonna ha 83 anni.

Poi la telefonata di mio padre. Tutte quelle domande...pensavo fossero per organizzare meglio il suo viaggio per venirmi a prendere...poi mi dice che la mamma ha preso delle gocce, si è sentita male, ti giuro, non capivo. Pensavo, si è sentita male, ha preso delle gocce ed ora sta meglio.

Poi ho capito.

Non so con chi parlare, non sono abituata a parlare delle mie cose con nessuno. Ma ora più che mai vorrei un' amico. Uno che mi ascolti e non dica nulla. Sono andata da Moussa, gli ho accennato qualcosa ma...c'è rimasto di stucco pure lui, non ci siamo detti nulla. Abbiamo fatto una passeggiata, poi ha ricevuto una telefonata lunghissima, e sono tornata a casa mentre ancora lui era al telefono.
Mi sento distrutta.
Mia madre è una donna molto fragile, ha sempre sofferto di questi disturbi, ma mai era arrivata a tanto. Ed io sono qui...mi sento impotente, mi sento in colpa, non so...
Per tutte le volte che avrei voluto starle vicina...per ogni volta che l'ho rimproverata, l'ho fatta sentire triste. Mia madre non è mai stata felice, mai.
A volte l'ho odiata per questo. Quando mi tormenta, mi porta al limite le dico:-"Perchè mi hai messa al mondo? Che cavolo di responsabilità...lo devo cambiare io l'universo? Ti assicuro che se potessi scegliere...non vorrei essere qui."- renditi conto che schifo che faccio.
Quella madre che mi ha fatta diventare grande subito. Che non cucina, che mangia a mala pena. Capace di fare di tutto con le sue manine. La mamma che mi canta le canzoni che cantate voi di notte. Ecco, se c'è un momento in cui lei può essere felice, è quando mi racconta della sua infanzia in toscana. In fondo non faccio che parlare di lei nelle mie opere. E' per lei che sono qui. E' per lei che sono così.
Nella lettera di presentazione che ho messo nella documentazione per prendere la borsa di studio, ho parlato di mia madre, della ricerca antropologica che sto facendo dal 2005 sulle mie  origini...e li ho convinti.
Il guaio è che c'è quasi riuscita, capisci?
E sono qui, da sola. Fragile è con Patrizia e mi sento male senza di lui.
Tu pensa che strano. Non  mi sono mai separata da lui, mai. Ieri sera lei mi ha convinta che voleva fare queste benedette prove di ballo, così gliel'ho dato. Ed in questa stessa notte mia madre ha cercato di andarsene.
Sono sempre cresciuta con l'idea di rendere felice mia madre, a costo della mia stessa felicità. Parlo spesso con mio fratello di questo...noi non abbiamo mai potuto essere figli. Adesso però non so più che fare.
Il caso vuole anche che abbia litigato con mio fratello due settimane fa...e non ci sentiamo da allora.

E tu sei in viaggio...non posso mandarti questa lettera adesso.

Tu stai andando nella guerra. Non posso mandarti questo messaggio...che forse non potrai nemmeno leggere.

Te lo manderò tra un po', ma non adesso.

A me basta averlo scritto pensando a te, che mi ascolti e non dici nulla.

Non voglio che la prima cosa che leggi una volta arrivato sia questa.

Lo metto in questo spazio muto, che forse non visiterai mai...




martedì 5 giugno 2012

Adesso muoio.

Adesso sono un pezzo di merda.
Senza sesso, senza forma. Sono questo per te.
Devo fare forza su me stessa per non subire la tua manipolazione psicologica.
Questo è amore?
Costantemente messa alla prova per testare la mia integrità morale, che hai tentato di sostenere sempre con le tue idee, non le mie.
Non mi sento di di dare consigli, ma sbagliare con le proprie mani è una grande soddisfazione
ora che ho capito questo, credo non ci sia insulto che tenga, umiliazione che mi possa scalfire.
E poi non sei credibile,
sei tu che riversi su di me le tue frustrazioni
ciò che nella vita io non ho mai voluto fare
è rompere le scatole a qualcuno, mai.
Se il tempo non esiste, non parlami degli anni trascorsi,
sono svaniti in un secondo.
Non hai mai creduto nella mia crescita, perchè sapevi che sarei andata via.
Ma io sono un cane randagio, non ne voglio padroni.
Sono un gatto selvatico.
Posso decidere di stare accanto a qualcuno, ma senza laccio. Quella libertà mi farà stare accanto a chi amo, senza tormenti.
Questo è amore. Ma non lo aspetto, io lo porto dentro di me, lo devolvo, lo conservo a volte, mi riempie l'anima.
Quella cosa che hai fatto a brandelli,
mi vorresti morta?
Tranquillo...
come tu mi insegni, morire è uno stato d'animo,
adesso muoio.

domenica 3 giugno 2012

Attraverso un sentimento

Dolore.
Parte dalla testa e arriva allo stomaco.
La tua indifferenza mi uccide e mi forgia, un'occasione in più per comprendere la mia debolezza
e tento di crescere, di non sentire questo bruciore.
Un passo avanti e due indietro, adesso capisco dove sono.
In fondo al bicchiere di plastica bianco, una goccia di viola. Una goccia di acido solforico.
Trascorro e vivo, raccolgo le briciole di vita che mi restano e cammino da sola.
Tu sei sempre qui e cerco di trasformarti in un immagine
per non sentire il dolore.
Non so se continuare questo percorso o se fermarmi, ci penso ogni volta che credo di aver raggiunto un traguardo ma poi cado di nuovo e ancora.
Mi ritrovo poi a pensare a quanto sia semplice un pensiero e lavoro sulla trasformazione di questa sostanza, che non ha peso, non ha misura, penso che sia li il trucco.
Lasciare che ogni pensiero si trasformi a tuo piacimento, rielaborando il sentimento, difendendo sempre il tuo io.
E' ciò che faccio in fondo, cadere è contemplato.
Sono già più forte di prima
ho trasformato adesso la mia anima in qualcosa di bello, bellissimo.
Luci bagliori scintille mi illuminano pensandoti.
Ovunque sia quello che sento e troppo grande per rinchiuderlo nelle mie paure.
Ti porterò nel cassetto più grande che possa contenere la tua essenza
vivrò di questo fino a quando abiterai in me.
Supero lo spazio ancora e viaggio prima ancora di partire.
Ti amo.


sabato 2 giugno 2012

Surrogati di personalità altre.

Volpi e antilopi mi girano intorno, rubano la mia essenza inafferrabile e diventano surrogati di me. Io che in fondo non faccio altro che lasciarmi vivere, con cruda sincerità...tutto qui. Mi piacciono le cose belle, le cose buone, le cose profumate. Ma amo anche lo schifo ed il nulla, aprire porte che non conosco e spingermi oltre, attraversare il mio spazio.
Cercano di comprarmi sempre in qualche modo, io aspetto, ed anche il più tenero agnellino diventa lupo prima o poi. Lasciatevi corrodere dalla vostra stessa invidia. Una goccia di coca cola scivola sul ferro arruginito e scioglie, scioglie e scivola.
Vuoi tutto ciò che piace a me, tutto quello che ho. Poi inconsciamente mi metti in cattiva luce, e mi fa soffrire questa cosa, e mi vergogno per la mia sensibilità. Anche una cosa di poca importanza a volte mi tocca, ed io vorrei essere superiore a tutto, ed un po' ci riesco, ma sono debole nei sentimenti. Mi disprezzo.
Passa il tempo e sono sempre più sola.
Godo della presenza di cose belle che mi attraversano, ma sono sempre chiusa dentro me e non vedo nulla. Solo una strada bagnata ed illuminata...tu sei dentro una macchina ed insegui l'orizzonte, io di spalle aspetto di vederti scomparire, e tutto sembra liquido.
Vorrei salire in quell'auto per un po', raccontarti del mio ultimo viaggio e darti ancora una cosa che avevo lasciato per ultima. 
Un ombra oscura la mia anima di vetro soffiato
mi sento triste e debole.