martedì 15 novembre 2011

Tribunale

Una quantità di hogan attraversano le mie orbite, con altrettante the bridge, meches su chiome piastratissime, e  intramontabili, mitici trench...guai a toglierglieli. Esordisco all'ingresso che pare di essere all'aereoporto e il mio look da rock star che va a fare la spesa (a detta di mio fratello) desta l'attenzione di tutti, tutti. Nel marasma di cose tutte uguali, sono una mosca bianca. Non mi tolgo gli occhiali da sole nemmeno in ascensore e per evitare il tanfo d'alito da caffè e sigaretta del capello phonato alla mia destra, respiro l'odore dell'ammorbidente del mio golf. Aspetto seduta fuori dalla stanza, accanto a me solo una sgangherata sedia, educatamente aspetto e mi godo lo spettacolo...piroettano gli avvocatucci che nonostante i loro 600 euro di stipendio si tengono al passo mostrandosi solari e goliardici. Pacche sulle spalle tra colleghi e sorrisoni dal retrogusto amaro, di chi sta subendo fortemente la crisi...quel sorriso plastificato di chi nasconde qualcosa, come ci ha insegnato il nostro ormai ex capo del governo. Minigonne di tardone attempatissime che non le vedi nemmeno in zona porto, stivale obbligatorio. In un susseguirsi di, buongiornocollegasalvehapresoilcaffèdov'eral'udienza? Dopo un po' li seduta riesco a diventare invisibile pure io. Posso chiudere gli occhi e respirare, l'apoteosi del non-luogo. Rifletto.
Il "non-luogo" è quello dove le relazioni sociali sono tutte completamente decifrabili attraverso l'osservazione. L'espressione  nonluogo  è stata introdotta per la prima volta dall'antropologo francese Marc Augé nel 1992.
Augè diceva a tal proposito che non v'è libertà in tali ambienti in cui la normale condizione è quella di essere soli. Fenomeni di alienazione contemporanei.
Mi assopisco fino quasi a dormire, ma torno in me ricordandomi dove sono...scusate...non sono.


3 commenti:

  1. Eppure, forse, il Tribunale sfugge alla piena definizione di nonluogo poiché, a differenza di quest'ultimo, è storico e racchiude in sé tutte le storie delle solitudini precedenti, ma non essendoci relazione, queste storie non hanno modo di essere esplicitate.

    P.s. Mi avevano rubato questo libro in un nonluogo -mensa universitaria- l'ho ricomprato e ho deciso di non farlo più uscire dal luogo antropologico che è la mia casa perché forse i nonluoghi sono i buchi neri del XXI secolo e certe cose vanno preservate :)

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    1. Marc Augè ha anticipato quello che poi sarebbe diventato un fenomeno di massa...quando mi ritrovo a dover svolgere qualcosa in città, mi rendo conto che ormai qualunque luogo pubblico è praticamente un non-luogo. Forse è la città di Messina che, non avendo una memoria storica nelle architetture, non subisce le presenze e la storia del passato attraversati in quel determinato posto. Sarebbe bello se tutti i contenitori fossero pieni...io vedo solo manichini che si muovono a corda. Quello che tu dici è vero, ma non so...è la sensazione che non corrisponde...ecco...forse il problema non sono i non-luoghi...ma le non-persone che s personificano i luoghi.

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    2. A Messina sento quello che descrivi molto più che a Lecce, ma forse solo perché guardo tutto con occhi da "straniero", cosa che nella mia città mi è impossibile fare.
      Interessante l'idea delle non-persone, magari la loro creazione è coadiuvata anche dall'identificazione con i (non)luoghi virtuali ormai vissuti, da molti, come parte integrante della vita e che danno, per definizione, la possibilità di essere nello stesso luogo pur essendo altrove.

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