sabato 3 agosto 2013

A trash story #1

Quando vivi veramente, il succo delle cose resuscita sulla pelle di chi vuole arrivare all'essenza.

Una sera di marzo Lulu stava facendo la fila per andare in bagno, in una bettola nel mercato della vucciria. Indossava un jeans aderente nero sbiadito, una maglietta dei Sonic Youth, nera, col disegno della copertina del mitico album "GOO", ed una giacca in velluto, spalle strette, a stampa di fiori cupi, dal blu/viola passando per raffinate scale di grigio, mezzo frac con collo stile ottocento, bottoni dorati con interno in perloid marrone. Stivaletti da equitazione neri. Niente trucco, capelli all'altezza delle mascelle, un po' mossi. Successe che un mezzo rozzo la fece ridere; stava chiedendo ad un tipo che usciva dal bagno se avesse bisogno di materiale da fumare, ma quello si era un po' seccato, così il mezzo rozzo intavolò una polemica sul fatto che, comunque ci si trovava in un luogo in cui non c'era tanto da rimanerci male se capitava una cosa del genere. Questa cosa la fece ridere, ed il mezzo rozzo, si avvicinò e si presentò. Indossava un jeans chiaro ed una volgarissima cintura Gucci, che nemmeno Gucci sa di aver fatto, un paio di scarpe Dolce e Gabbana nere con la linguetta rigorosamente a vista, casomai non si vedesse la marca, e credo indossasse un maglioncino di cotone grigio con scollo a V. I capelli lisci castano chiaro, occhi grandi nocciola tendenti al giallo, baffi, e naso importante. Sarà stato alto un metro e settantacinque. Si presentò dicendo di chiamarsi Mathis e questa cosa la divertì ancor di più. Fuori c'era Sandro ad aspettarla con le sue visioni oniriche sulla vita, ed usci per raggiungerlo. Nemmeno si era accorta che Mathis da un angolo della strada la stava fissando, e si avvicinò con un amico più giovane e meno rozzo, ma matto. Dario si chiamava.
Da quella sera non si separarono più, Lulu, Mathis e Dario.


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