mercoledì 4 aprile 2012

Qualcosa di serio.

Dopo avermi riempito di minchiate per giorni, sono piena e stufa allo stesso tempo. Mi sono sentita come all'asilo, grazie.
Adesso qualcosa di serio. Elémire Zolla, sempre tu amico mio, serio ed inespugnabile. Cito per esteso un pezzo dal libro "Uscite dal mondo". Io non sono la padrona della coscienza di nessuno e nemmeno lo voglio essere...chiunque abbia solo pensato questo, si è sbagliato. Cito per esteso:

(...)Liberazione è lo stato non suddiviso, ignaro di ogni scissione, nel quale sono assorbiti senza ombra di contrapposizione gli elementi e i fatti. La liberazione pervade e ispira una vita dialogante con la luce, ne forma l'essenza. 
Di questa essenza della vita parla con garbo un narratore turco d'oggi, Orhan Pamuk, nel romanzo Il castello bianco che racconta la storia d'un italiano fatto schiavo dai pirati e finito ad Istambul da uno scienziato turco. Sulla città si abbatte una pestilenza e i due, il padrone e lo schiavo, vivono confinati in casa a strettissimo contatto, esponendosi, scambiando le loro vite, finche cominciano a fondersi, a trapassare l'uno nell'altro. Alla fine restano due meri osservatori del reale, è svanita la loro personalità e nazionalità. Si scopre che tutto e finzione, turco e italiano sono qualità scambievoli, commutabili. La realtà è tempo rievocato, non si sa da chi, da un'essenza invisibile e imprendibile dell'uomo, sua matrice e suo destino.
Ma non vorrei dare una falsa impressione, spostare l'accento sul raro, sul ricercato. Un passatempo da nulla può accostare alla liberazione. Leggo in Lettere dall'India, d'una dama scozzese, Lady Wilson, che uscirono nel 1911, un'annotazione che potrebbe sembrare giocosa e dimessa su un ballo di funzionari britannici che tocca proprio il nostro tema:- "C'è qualcosa al mondo di più inebriante d'un ballo con un palco perfetto, una banda perfetta, un perfetto compagno e uno spirito intonato alla felicità? Non sai se sei dentro o fuori del corpo, ma soltanto che fai parte della musica sulle ali d'una canzone, accanto al segreto della vita, senza prima ne poi, esclusivamente nell'Adesso immediato."
Tornano con citazioni paoline, i concetti che già si sono incontrati, dell'integrità primordiale indivisa e d'una presenza che tutto pervade ed è nondimeno inafferrabile. Poco dopo lady Wilson si domanda che cosa sia l'io installato in ciascuno di noi, invisibile, imprendibile, come la cosa in se di Kant.
L'io è idolatrato o detestato, gli parliamo, ci dedichiamo a lui, e tuttavia resta un mistero in una terra misteriosa, benchè ogni conoscenza e vita si regga su di lui. A che cosa ci stiamo rivolgendo dietro le apparenze cortesi o passive o ostili che ci vengono incontro? E' come l'io di cui parlo Orham Pamuk, come l'io indiviso di Niceforo Vrettàkos, qualcosa che non dovremmo chiamare io, perchè è l'essere di per se stesso. Libero. Liberato in vita."-



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